Il guaio dopo la devitalizzazione


  • Rischi della devitalizzazione






    Chiedo con urgenza parere per ragazza 35 anni con carie su molare superiore sx trascurata ora sintomatica (gengiva fortemente infiammata e stabilizzata con applicazioni di aglio) con prognosi di devitalizzazione (prevista Lunedi) Presenta sistema immunitario piuttosto depresso e mercurialismo.
    Recentemente una conoscente è finita in dialisi dopo un trattamento canalare. Il mio timore è che reagisca male alla devitalizzazione e che riceva danni da una eventuale infezione. Daltra parte è pericoloso anche l'attuale stato.
    SI POTREBBE SALVARE IL DENTE CON UN TRATTAMENTO ALTERNATIVO?

    QUALI SONO LE VALUTAZIONI OGGETTIVE PER CONCLUDERE LA NECESSITA' DI ESEGUIRE IL TRATTAMENTO?

    In caso di ineluttibilità dell'operazione proporrei DREN-COMP per preparare gli emuntori. Sciacqui di olio di origano.
    Daniele

    La conoscente non presentava nessuna patologia. Anche il dentista è convenuto che è stata una situazione sfavorevole di infezione che si è propagata. L'omeopata che l'ha in cura ha smesso di trovarle lo staffilococco aureus ma trova ancora le sue tossine. Sta cercando di migliorargli almeno uno dei reni per evitare il trapianto.

    Evidentemente questa persona aveva un sistema immunitario debole o una predisposizione all'incapacità di gestire un focolaio batterico forse esagerato rispetto a quello che normalmente si trova sotto un devitale.

    Venendo alla ragazza che sto seguendo.
    Visto che nessuno all'ascolto ci da chiarimenti su come affrontare l'evento con le idee un po più chiare e poter capire quale è la linea di confine tra un dente da devitalizzare e non .....

    Daniele

  • Probabile, quindi il problema non è tanto nella devitalizzazione quanto nell'infezione, se lasci un dente aperto o comunque in fase infiammatoria, è facile avere conseguenze negative, che poi la devitalizzazione riesca ad eliminare tutti i batterri presenti non è detto ma non si può inputare il problema alla devitalizzazione bensì alla carica batterica che la devitalizzazione non è riuscita ad eliminare

    >L'omeopata che l'ha in cura ha smesso di trovarle lo staffilococco aureus ma trova ancora le sue tossine.
    Sta cercando di migliorargli almeno uno dei reni per evitare il trapianto.

  • Evidentemente questa persona aveva un sistema immunitario debole o una predisposizione >all'incapacità di gestire un focolaio batterico forse esagerato rispetto >a quello che normalmente si trova sotto un devitale.

    >Venendo alla ragazza che sto seguendo.
    Visto che nessuno all'ascolto ci da chiarimenti su come affrontare l'evento con le idee un po più chiare e poter capire quale è la linea di confine tra un dente da devitalizzare e non .....

  • Se il dente lo devitalizza lunedì, cioè tra 6 giorni, c'è un pò poco da affrontare, in linea generale:

    1- non bisognerebbe arrivare a questi punti, per cui per evitare che la situazione si ripeta bisognerebbe lavorare sulla motivazione del paziente
    2-più il sistema immunitario è ben funzionante meglio si reagisce alla devitalizzazione (o a qualsiasi pratica), per cui il sistema immunitario va rinforzato (ma in 6 giorni mi sembra un pò improbabile)

    In una situazione infiammatoria come quella che hai descritto la carica batterica è molto alta e se la persona è arrivata a questo punto è facile che in bocca siano presenti altri focolai infiammatori .
    Scusa ma non ho capito bene quali altre problematiche ha la persona (oltre a quelle odontoiatriche) per cui non riesco ad essere più precisa (per quanto si possa essere precisi senza vedere il paziente), sarebbe utile anche avere un inquadramento diatesico-costituzionale.

    Simonetta Albi


  • Caro Daniele, io gli avvenimenti li interpreto così:

    NON è la terapia canalare che l’ha portata in dialisi; la terapia canalare è stato lo sfortunato tentativo di cura dell’evento che l’ha portata in dialisi.
    C’è una bella differenza!

    Il meccanismo è questo:

    Lo streptococco è un battere presente nelle infezioni dentali (di cui la terapia canalare tenta la cura al posto dell’estrazione), presente negli ascessi e nei granulomi.

    In alcuni soggetti geneticamente predisposti (ma non è possibile sapere prima chi è geneticamente predisposto) il sistema immunitario reagisce facendo confusione, confondendo lo streptococco con le cellule del rene deputate al filtraggio, e aggredendo il rene oltre che lo streptococco.

    Non si tratta di tossine dello streptococco, ma di una difesa dell’organismo incongrua.
    Il paziente NON è immunodepresso.
    Se fosse immunodepresso la reazione dell’organismo non l’avrebbe portato nelle gravi condizioni in cui è. Anzi, si trova in una condizione di “iperimmunità”.
    L’omeopatia è una terapia che può essere importante, perché è in grado di influenzare e attenuare l’iperattività delle difese immunitarie verso lo streptococco (e rene).

    Ripeto un concetto importante: l’iperattività NON è verso la terapia canalare, ma verso l’infezione!
    La terapia canalare uno dei due modi di cura dell’infezione (l’altro è l’estrazione).
    Riguardo alla linea di confine fra il dente da devitalizzare e quello da mantenere vivo, non vedo cosa altro aggiungere a quanto detto da Simonetta.

    La cosa peggiore mi sembra la procrastinazione dell’intervento, anche arrivati a questo punto.

    I rischi (statistici) di finire in dialisi per infezioni dentali sono assolutamente irrisori; basta considerare quanti foci infiammatori ci sono nelle bocche delle persone, magari misconosciuti.
    La probabilità è paragonabile a quella di fare “Jack-pot” al 5+1.

    Ma a chi ha estratto il “tagliando vincente”, non gliene frega nulla che è stato sfortunato, che le probabilità erano infime; a lui è capitato.

    Perché questo discorso?
    Perché il problema delle infezioni dentali va affrontato, calibrando e valutando i rischi e i benefici.

    Sono dell’idea di correre un certo rischio nella cura di una infezione, nel tentativo di salvare un dente importante; non sono certo della riuscita della mia cura, ma dopo 3-4 mesi so per certo se il mio tentativo ha avuto successo o meno.

    Diverso è procrastinare il problema ritardando l’intervento, tenendosi l’infezione per mesi, alla ricerca della cura migliore o dell’operatore migliore, ricerca che spessissimo si dimostra vana.

    Senza dimenticare che il sistema immunitario di altre persone reagisce confondendo lo streptococco con le valvole cardiache e altre cose ancora…

    Fondamentale:
    la cosa importante e' “farle bene”, con prodotti inerti e tecnica corretta.

    Sergio Formentelli


  • Devo farmi raccontare bene gli avvenimenti che hanno portato la conoscente in dialisi.
    Comunque mi risulta che un a buona percentuale di devitalizzazioni finisca in ascessi con estrazione del dente e immagino che questo possa anche essere dovuto al fatto che il S.I. non accetta e reagisce al focolaio INEVITABILE che staziona nei tubuli della radice di un dente morto.

    Tra parentesi questo (la ipereazione) potrebbe essere proprio quello che capiterà alla persona di oggi essendo per sua caratteristica diatesica estremamente sensibile e reattiva agli insulti ambientali

    Per la persona di oggi:

    Trattasi di Biotipo LEGNO psorico stenico. Dismenorrea , suscettibilità alle influenze e raffreddori nonchè faringiti. Alterna momenti di depressione. Allergie a non finire + disbiosi intestinale con intolleranza al glutine.
    Evidenzia un problema al cuore con erpes sulla punta del naso.
    Sospetto ipotiroidismo da temperatura basale. Reni sofferenti Grossa ricostruzione in amalgama su settimo inferiore dx eseguita 10 anni fa Splendida famiglia e contesto di vita equilibrato. Buon igenismo ambientale.

    Soluzioni:
    Multivitaminico (senza ALA, glutatione, selenio in basse quantità), Astragalus, Dren-comp, sciacqui con olio di origano, regole igenistiche naturopatiche standard per intestino, dieta, ecc....

    Daniele


    Sergio,
    mi procurerò i dettagli della brutta storia della dialisi perchè l'ipotesi che esponi tu potrebbe non coincidere con la realtà dei fatti, tu parli di una reazione autoimmune io avevo capito un danno delle tossine del battere.

    E' interessante l'approfondimento sulla definizione IMMUNODEPRESSO. (N.B. L'immunodepressa è la persona di oggi che NON è quella della dialisi). Una persona con leucemia in trapianto del midollo è immunodepressa e se partisse una infezione in bocca morirebbe di setticemia con probabili lesioni renali.

    Comunque la questione amletica rimane: Il dott. Price nel secolo scorso impiantava nei conigli i devitalizzati di conigli malati ottenendo la stessa malattia. Quindi la persona in dialisi ha ricevuto il danno nel momento dell'ascesso o dopo il trattamento canalare quando il poco sangue venoso che irrora la radice non è il miglior veicolo degli elementi immunitari dell'organismo.

    Nel contingente, Il mio dovere morale è di avvertire la persona di oggi che le sue condizioni non sono delle migliori per affrontare una canalizzazione. (vedi risposta a Simonetta). Ma non sto dicendo che la devitalizzazione non si dovrebbe fare se è una scelta tra il farla e l'estrazione, anche perchè nessuno ha la consapevolezza che il rischio di una devitalizzazione in bocca equivale alla cosa spiacevolissima di un dente mancante. (forse neanche io) Quindi TENGO PRONTO LO ZAPPER e L'ARGENTO COLLOIDALE per l'invasione!


    P.S

    Vorrei sapere se pensi che un dentista possa essere inesperto e consigliare una cura canalare quando forse non è necessaria?

    Daniele


  • Nel secolo scorso non si facevano devitalizzazioni come oggi.
    Nel secolo scorso si uccideva il nervo con l'arsenico e lo si lasciava li (da cui il nome "devitalizzazione" che rimane nell'uso comune ancora oggi).
    Non si possono assolutamente tenere in considerazione, oggi, quegli studi.
    Ti ribadisco il concetto di malattia autoimmune.

    In particolare, per entrare in un discorso più tecnico forse non capito dai più, parlo di antigeni di membrana della parete cellulare streptococcica, analoghi a antigeni di membrana della cellula del glomerulo renale o della valvola cardiaca, su cui aderisce l'anticorpo specifico (ma che in questo caso specifico non lo è) formando un immunocomplesso aggredito successivamente dai macrofagi.

    Mi scuso per il linguaggio eccessivamente tecnico; la spiegazione che ho dato precedentemente è più immediata, anche se ovviamente più imprecisa.

    La persona che ha subito trapianto è una grande immunodepressa.
    Molto difficilmente potrà sviluppare il meccanismo di cui sopra.
    Il rischio di setticemia in effetti è da tener presente.

  • Ci deve essere un'equivoco. La devitalizzazione la deve fare una ragazza di 35 anni mentre in dialisi (non ha ancora subito un trapianto) c'è finita una donna di 45 ma precedentemente.

    Occorre bilanciare i rischi fra l'estrazione (che ha dei rischi, sopratutto in quelle condizioni) e la terapia canalare. Non posso sostituirmi al giudizio dei medici e del dentista che l'ha in cura.
    Ricorda però che il successo della terapia canalare è legato in primo luogo alla abilità tecnica dell'operatore, e solo in seconda battuta ai materiali impiegati.

    In prima battuta comunque i rischi di una terapia canalare eseguita correttamente in assenza di reazione periapicale mi sembrano decisamente minori rispetto ai rischi estrattivi, in immunodepresso.

    Personalmente ho molta fiducia nei giovani con poca esperienza.

    Ritengo che abbiano oggi una ottima scuola, e siamo molto bravi nell'eseguire la maggior parte dei lavori della routine odontoiatrica.

    L'esperienza si fa secondo me sentire nei lavori impegnativi, di riequilibrio globale della bocca e dell'organismo.
    Nella scelta se fare terapia canalare o meno, il "giovane" è spesso molto più conservativo dell'esperto.

    Tieni conto che la valutazione se una cura canalare era necessaria è una valutazione per lo più a posteriori (nei casi dubbi) dopo alcuni anni.
    Più le condizioni del paziente sono debilitate, più nei casi dubbi occorre secondo me procedere con la terapia canalare (sto parlando di denti non infetti), per non rischiare di creare un foco settico dopo qualche anno (granuloma, ascesso) quando una terapia canalare ben eseguita prima l'avrebbe evitato.

  • Ti rispondo io solo su un punto, dichiarandomi incompetente sugli altri.

    La triste realtà è che una buona parte di devitalizazioni sono fatte... frettolosamente.
    Il focolaio NON è inevitabile se si opera correttamente, anzi!
    La manualità dell'operatore è fondamentale nella terapia canalare.
    L'esperienza non ha una grandissima importanza: contano di più la calma, la pazienza, una tecnica corretta, un sistema di ingrandimento (binocolino o simili; il massimo sarebbe un microscopio operatorio, ma che neppure io posseggo). Di inevitabile, Daniele, c'è solo l'incontro con la signora con la falce!

    Sergio


  • Quindi possiamo dire che un dente NON INFETTO (intendendo che la carie ha sfiorato la cavità interna polpare del dente) potrebbe essere anche trattato in altro modo????????????????? Ovvero è possibilie pensare di fermare la situazione con la rimozione della carie e un lavoro igenistico scrupoloso monitorando la persona?
    Capisco che questo potrebbe significare rischiare un'episodio infettivo (granuloma, ...) e quindi rendere minori le possibilità di riuscita della successiva canalizzazione.

    Lo so che sei scettico ma l'olio di origano ha la prorietà di penetrare, questo alternato a l'argento colloidale nonchè la candeggina alimentare diluita hanno permesso a molti di fermare processi infettivi importanti.

    Daniele



  • A mio parere (ricorda comunque che è un parere dato a distanza) dovresti lavorare sulla catena causale "fegato-vescica biliare" l'alterazione a livello di questa catena dà infatti problematiche a livello intestinale (soprattutto tenue) a causa , in particolare, del circolo entero-epatico, inoltre l'alterazione del pH porta poi alla disbiosi inoltre una via secondaria del meridiano va verso gli organi sessuali (dismenorrea ed eventuali problematiche ormonali), esiste poi anche una sindrome epato-renale (infatti la nostra signora ha problemi ai reni)e , se non bastasse, a livello sacrale il VB ha rapporti con il VR, a causa del decorso del meridiano sono interessate poi anche le mucose della testa (Schimmel consiglia infatti di drenare il fegato in caso di tonsilliti , faringiti etc recidivanti), in questo contesto si possono avere poi anche alterazioni di tipo psichico.

    La signora avrà anche una famiglia splendida , ma ha problemi alla tiroide che è nella zona del chakra che controlla l'affettività, la punta del naso potrà anche indicare cuore ma in ambito di morfopsicologia è la zona del piccolo viso connessa con l'affettività (sarebbe carino sapere se c'è una retrazione , e di che grado, del naso e della bocca).

    Ultima nota: l'igiene ambientale è una cosa l'igiene orale un'altra, perché c'è questa trascuratezza nei confronti dei problemi della bocca?

    Per quanto riguarda l'iper reattività immunitaria , o la ipo reattività , si può lavorare, anche bene, con le citochine omeopatizzate , ma non senza aver prima eseguito una tipizzazione linfocitaria, pena fare danni anche notevoli.

    Simonetta Albi


    > Comunque la questione amletica rimane: Il dott. Price nel secolo scorso impiantava nei conigli i devitalizzati di conigli malati ottenendo la stessa malattia.
    Quindi la persona in dialisi ha ricevuto il danno nel momento dell'ascesso o dopo il trattamento canalare quando il poco sangue venoso che irrora la radice non è il miglior veicolo degli elementi immunitari dell'organismo.

  • Qui il discorso non è molto chiaro, ti riferisci all’autore di “root canals cover up”?

    Se si , il testo è interessante ma secondo me tiene conto solo di un aspetto, quello batterico-infettivo, del problema e non si proccupa dell’aspetto energetico.

    >Quindi TENGO PRONTO LO ZAPPER e L'ARGENTO COLLOIDALE per l'invasione!

  • Visto che citi lo zapper una domanda sorge spontanea:
    applichi il metodo Clark? Se la risposta è si, non c’è nulla di cui discutere perché la dott.sa Clark consiglia l’estrazione e la pulizia profonda della zona per cui…..

    Simonetta


    >Quindi possiamo dire che un dente NON INFETTO (intendendo che la carie ha sfiorato la cavità interna polpare del dente) potrebbe essere anche trattato in altro modo?????????????????


  • Cerco di fare chiarezza.
    Simonetta, se ritieni intervieni anche tu, che hai spesso la capacità di essere più chiara di me.

    Io procedo di norma in questo modo (volontà del paziente permettendo):

    DENTE sicuramente VITALE con carie.
    Pulisco la carie al di là di ogni dubbio, in genere con anestesia.
    Al termine della pulizia, se non sono arrivato a toccare la polpa (il nervo) procedo con la ricostruzione del dente.

    Se sono arrivato a toccare la polpa, decido in base all’entità del “tocco” e dell’età del paziente.

    Se è giovane posso rischiare un po’ di più, se è avanti negli anni (oltre i 40) sono molto più propenso alla terapia canalare.

    Se decido di “rischiare” procedo con la tecnica chiamata “incappucciamento diretto pulpare”.

    DENTE con vitalità DUBBIA.
    Procedo senza anestesia.
    Mi aspetto di trovare una sensibilità durante l’intervento.
    Se la trovo, procedo come prima, se non la trovo avanzo lentamente verso il nervo.

    Se arrivo a toccarlo, posso trovare polpa decisamente necrotica, o polpa vitale, a vari gradi di vitalità e di contaminazione batterica.

    La terapia canalare è d’obbligo.


    Dente con reazione periapicale evidente.
    Procedo o con l’estrazione o con la bonifica e la terapia canalare.
    Tengo a precisare che la scelta si basa valutando diversi elementi:
    · Piano riabilitativo generale: ovvero, mi occorre veramente quel dente o è sacrificabile?
    · Possibilità tecnica di effettiva cura e guarigione del processo infettivo.
    · Rapporto costo/beneficio del mio intervento.

    Nella valutazione ovviamente il paziente è coinvolto, ma ritengo che la decisione finale sulla scelta terapeutica e sulle conseguenze di tale scelta spetti a me, fermo restando la libertà per il paziente di accettare o meno le mie scelte, ovvio, assumendosene le responsabilità.

    Fondamentale:
    “farle bene”, con prodotti inerti e tecnica corretta.

    Sergio


  • Faccio anche io così tranne che nel caso di dente sicuramente vitale con carie non uso anestesia e decido se rischiare o meno non tanto sull’età del paziente quanto sul suo biotipo, diatesi e caratteristiche psicologiche.

    Simonetta

    Da
    http://it.groups.yahoo.com/group/amalgamaemercurio/


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