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 L' INCREDIBILE
 relazione e condizionamento

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
tara Inserito il - 12 aprile 2008 : 20:11:52

La vita e' l'arte dell'incontro

Attraverso la relazione ci si evolve o per lo meno ci viene offerta la possibilita'.
E' uno strumento prezioso che spesso non sappiamo
usare nel giusto modo, dandogli l'importanza che ha.
"Entrando in comunione con" ci vien detto che possiamo comprendere chi siamo.
L'altro ci offre un'opportunita'.

Mi vien da evidenziare un condizionamento che proviene dall'ambiente, che si acquisisce fin dall'infanzia, quasi una predisposizione genetica ed e' l'abitudine di dare delle definizioni, alias di etichettare.
Tiriamo delle conclusioni anche con molta fretta quando qualcosa non ci aggrada.
E' uno schema condizionato quello di dare un'identita' concettuale alle persone.
Questa falsa identita' diventa un limite che la racchiude, ma anche limite per chi la formula.

Il che non vuol dire che non si debba vedere quello che l'altro fa, si tratta piuttosto di
riconoscere il suo comportamento come una forma di condizionamento
Insomma non confondere gli schemi mentali con la persona stessa.



8   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
miraluce Inserito il - 03 maggio 2008 : 20:56:15
Come porsi difronte alle persone difficli.
Anche qui ci viene in aiuto Eckart Tolle

Conoscete delle persone che sembrano avere
come funzione principale quella di rendere se stessi e gli altri infelici, di rendere agli altri la vita faticosa?
Perdonateli perche' anche loro fanno parte del risveglio dell'umanita'.
Il loro ruolo rappresenta un'intensificazione dell'incubo della coscienza egoica,
lo stato del non arrendersi.
In questo non vi e' nulla di personale. Non e' chi essi sono.


video


jasmine Inserito il - 02 maggio 2008 : 17:03:15


La rigidita' porta l bisogno di dare connotazioni

Se siamo abituati ad etichettare tutto, dobbiamo spezzare l'abitudine soffermandoci ad osservare la nostra reazione ricorrente- rabbia, paura, irritazione, risentimento.
Portarli alla coscienza e' gia' un buon inizio per lasciarli dissolvere.

Sono tutti stati di sofferenza che non riconosciamo come tali, anzi siamo portati a giustificarli.

Esiste- per dirla con Eckart Tolle il corpo di dolore, che deriva dal proprio passato e dal passato dell'umanita' che si aggancia ai pensieri negativi e attiva reazioni negative nelle persone vicine.

Anche qui bisogna diventare consapevoli di questa identificazionne in noi e negli altri per uscirne.



sunrise Inserito il - 28 aprile 2008 : 21:02:03

Possiamo vedere spesso che lo schema egoico di voler sempre aver ragione crea un grave disturbo alla relazione.
E 'il bisogno di mettere in atto un conflitto per aumentare la separazione.

-Ci sono persone di una rigidita' tale da non lasciar aperto nessuno spiraglio per la comunicazione.
-Ci sono persone rigide ma che lasciano intravvedere qualche lato cedevole.
-Ci sono persone che sono consapevoli dei loro schemi e possono anche esser capaci di sorridere sulle loro debolezze.

Osserviamo pure allenandoci a non emettere giudizi ma sicuramente con i secondi e i terzi abbiamo piu' possibilita' di scambio e intesa.
I primi meglio affidarli alla pieta' celeste.


amrita Inserito il - 21 aprile 2008 : 12:13:52


Siamo sempre al punto della necessita' di uno stato di quiete
nell'ascolto
per non essere sopraffatti dal pensiero che formula immediatamente.
La vera attenzione in fin dei conti e' proprio questo.
E' anche vero che imbattersi in un vero ascolatore e' alquanto raro.
La maggior parte dell'attenzione di una persona e' impegnata nei propri pensieri. Puo' essere che ci si sta preparando alla prossima cosa da dire che magari non c'entra nulla con quello che l'altro sta proponendo.



Si deve creare quello stato di presenza vigile in cui le parole vengono accolte al di la' della percezione uditiva.
E' proprio l'atto dell'ascoltare che diventa primario, la' dove si crea lo spazio di uno scambio paritario.

esseno Inserito il - 19 aprile 2008 : 17:56:39

Infatti la mancanza di attenzione nella relazione porta a non cogliere il msg
perche' si resta assorbiti nei propri pensieri o perche' gia' le prime parole
ci spingono a dare una risposta compulsiva senza aver assimilato il contenuto.
Quante volte e' capitato di dire o di sentire:
Ma hai ascoltato quello che ti ho detto?
Ma hai letto quello che ho scritto?
Cosi' nessuno trasmette e nessuno riceve.
Consumismo della parola. Spreco energetico.

niroshama Inserito il - 18 aprile 2008 : 17:05:55

Un ostacolo alla relazione e' sicuramente la compulsione a utilizzare gli altri come mezzo per un fine che puo' essere la valorizzazione di se stessi o della propria causa.
La pretesa di riconoscimento, lode o attenzione, mobilita la paura che succeda l'opposto e crea senso di rivolta, a mo' di difesa preventiva.
Invece il dare attenzione alla persona con cui si interagisce, alla sua risposta, puo' aiutare a modificare il proprio modo di porsi e il nostro messaggio sara' meglio recepito dagli altri.
Il prendersela con chi non aderisce e ' una forma grossolana di magnificare il proprio ego.
Il rapporto interpersonale e' un banco di prova, ogni persona che incontrimo puo' offrirci un'opportunita'.

zed Inserito il - 17 aprile 2008 : 21:09:50

Chi segue un percorso interiore non si lascia facilmente prendere
dall'idea che atteggiamenti impulsivi - spesso irriguardosi- siano manifestazioni di spontaneita',
ma ben sa che sono quegli aspetti della natura inferiore che si sono instaurati come condizionamneto
dal quale e' necessario uscire per scoprire la realta'.
Sappiamo che l'attenta osservazione dei nostri modi e pensieri
puo' portarci fuori dalla storiella illusoria che siamo abituati a raccontarci.
Diventare consapevoli e' la chiave.

Quanto a non fornire esca a chi si compiace nella provocazione, d'accordo.
Un maestro di yoga, in un incontro, disse su tale proposito:

"Se rispondi sei nel sacco."

Tutto un programma di lavoro!


darika Inserito il - 16 aprile 2008 : 18:13:03

E' piuttosto chiaro che il bisogno di dare delle definizioni,
e' un erigere la barriera tra se' e l'altro, e' un volersi differenziare dandosi un valore.

Ma in fondo e' solo una maschera della paura, spesso camuffata dalla presunzione di sapere,
incapacita' di trasmettere con alla base il timore di veder diminuito il proprio senso di se'.
Cosi' l'espressione diventa debordante.
Credo sia meglio osservare nell'altro tale atteggiamento senza fornirgli esca e poi prenderne le distanze.





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