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 L' INCREDIBILE
 Il paradosso
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miraluce
Membro Master



Regione: Emilia Romagna
Città: Bologna


699 Messaggi

Inserito il - 21 maggio 2008 : 17:57:38  Mostra Profilo  Rispondi Quotando


La materia si rivela essere una serie di insiemi fuori fuoco.
La ricerca del componente ultimo di tutto l'universo termina con la scoperta che esso non esiste.


La teoria quantica ha un impatto sulle categorie su cui noi strutturiamo le nostre percezioni che si sono calcificate in una struttura fissa che ci tiene imprigionati.

La fisica q. afferma che qualcosa puo' esser sia questo sia quello ( particella e onda ) A seconda del contesto si puo' rivelare un aspetto o l'altro.

In termini umani -dice Zukav- cio' significa che la stessa persona puo' essere buona e cattiva, timida e coraggiosa, leone e agnello.

IL LINGUAGGIO QUANTICO

Il dilemma di dover parlare in termini classici di fenomeni che non possono essere descritti secondo concetti classici e' il paradosso base della meccanica quantistica. E' come cercare di spiegare un'esperienza con l' LSD.

I buddhisti Zen hanno sviluppato una tecnica chiamata Koan che, insieme alla editazione, produce dei cambiamenti nelle nostre percezioni e nel nostro moo di comprendere.

Il koan e' un enigma cui non si puo' rispondere nei modi ordinari perche' consta di un paradosso.
Che rumore fa una mano che batte? e' un Koan Zen.
Agli studenti Zen viene detto di pensare senza sosta a un particolare koan finche' non sanno la risposta. Non esiste una sola risposta giusta a un koan.

I paradossi sono comuni nella letteratura buddista.
Sono quei luoghi in cui la nostra mente razionale urta contro i suoi stessi limiti.
Secondo la filosofia orientale, i paradossi tipo buono-cattivo, bello-brutto, nascita-morte e cosi' via sono false distinzioni.
Uno non puo' esistere senza l'altro.
Sono strutture mentali create da noi. E queste illusioni, da noi create e da noi mantenute, sono l'unica causa dei paradossi.
Sfuggire a tali limiti concettuali e' udire il suono di una mano che batte.
La fisica e' piena di Koan tipo " immaginate una particella senza massa"

Che bella coincidenza che gli esploratori della realta' interna e che i fisici che esplorano la realta' esterna abbiano entrambi scoperto che la comprensione comporta un passaggio attraverso il paradosso!







Non ascoltare la prudenza del mondo, perché questa è l'ora dell'inatteso.
Sri Aurobindo

ravi
Membro Attivo




200 Messaggi

Inserito il - 31 maggio 2008 : 16:36:27  Mostra Profilo Invia a ravi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Quale linguaggio?

Il fisico David Bohm nei suoi dialoghi con krishnamurti si poneva appunto il quesito di come esprimere la realta' quantica , lo stesso il fisico Zukav ed altri.
La risposta a cui sono giunti e' appunto il koan zen o il linguaggio della meditazione - il silenzio mentale che da' accesso diretto a cio' che sta oltre la superficie.

Il linguaggio corrente non funziona

Ci serviamo del linguaggio per codificare l'esperienza.
Cosi' una volta che il processo di socializzazione e' stato avviato, la realta' e' percepita per come il sistema linguistico la codifica; cio' che non e' codificato e' qualcosa di incomprensibile, incomunicabile che quasi sempre finisce per diventare inesistente o per essere definito controsenso o allucinazione..
Da codificatore della realta' diventa la realta' stessa cosicche' gli individui smettono di interagire con la realta' per vivere in un mondo di concetti in cui ogni cosa viene trasformata e definita secondo questi codici.
E' cosi' che le leggi ci appaiono come indiscutibili, le leggi della ragione, del controllo, dello spazio, del tempo, di causa-effetto.



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sunrise
Membro Medio




174 Messaggi

Inserito il - 07 giugno 2008 : 15:54:32  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

La societa' si autoalimenta con questo tipo di linguaggio per fornirci
le sue descrizioni e le sue proposte sulla base di quel che e' utile al
suo funzionamento/sostentamento che non coincide proprio con la
spinta evolutiva dell'essere umano il cui slancio verso l'infinito
viene intralciato dalla foga del soddisfacimento dei falsi bisogni
che l'inganno mediatico gli fa percepire come necessita'.
Appello ad aprirci alla consapevolezza.

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anisha
Membro




89 Messaggi

Inserito il - 12 giugno 2008 : 21:00:48  Mostra Profilo Invia a anisha un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Per dirla con Suzuki
La difficolta' principale della mente umana e che, mentre essa e'
capace di creare concetti per interpretare la realta', li ipostatizza
e li tratta come se fossero cose reali.
Non solo, la mente considera i concetti che si e' costruita da se'
come leggi imposte esternamente alla realta', la quale per
manifestarsi deve obbedire a tali leggi.
Questo atteggiamento o ipotesi da parte dell'intelletto aiuta la
mente a gestire la natura (superficiale) per i propri scopi,
ma alla mente sfuggono del tutto i meccanismi interiori (profondi)
della vita e di conseguenza essa e' assoltamente incapace di capirla.





ONESELF is us!
We are not “one of the many”,
we “ARE” the many!
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amrita
Membro Attivo




220 Messaggi

Inserito il - 19 luglio 2008 : 17:35:06  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Viviamo veramente in un mondo di parole e di concetti che determinano quale sia la realtà esperibile.
La nostra società riconosce due stati di coscienza -il sonno e la veglia -Il resto viene chiamato stato alterato di coscienza soggetto a vari tipi di connotazione.
Che il linguaggio quotidiano delimiti il percepibile è un dato riscontrabile.
Quando per esempio siamo assorti nello spettacolo di un tramonto o di un alba o di un bel quadro o di una musica celestiale, non abbiamo parole, diciamo.

A tutti sarà capitato, svegliandoci da un sogno, di ricordare lì per lì espressioni che percepiamo come particolarmente significative ma che la mente razionale in breve cancella.

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esseno
Membro Medio




142 Messaggi

Inserito il - 06 agosto 2008 : 16:27:54  Mostra Profilo Invia a esseno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Pensavo a quali presupposti possono essere necessari per modificare il linguaggio e come prima risposta mi viene - il bisogno di cambiare- e questo fa già riferimento a un altro modo di vedere.

Un aspetto da valutare è la reattività insita nel nostro modo abituale di esprimerci, ma è ovvio che devo prendere atto dell'atteggiamento reattivo che sta a monte per poterlo lasciare andare.

Dunque se io comincio a percepire il senso dell'unità cerchero' un'espressione che non crei troppe differenziazioni, quindi devo prestare attenzione alla mia modalità espressiva.
Così allo stesso modo dovrò stare vigile su come il linguaggio degli altri influisca su di me.




"Nessuno e' più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo" (J.W.Goethe)
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miraluce
Membro Master



Regione: Emilia Romagna
Città: Bologna


699 Messaggi

Inserito il - 18 agosto 2008 : 18:47:27  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Il rheomdo


Se il pensiero e il linguaggio sono frammentati come possono risolvere i problemi della vita?
Certo, esseno, la prima cosa da fare è osservare il processo del pensiero dice Bohm ( vedi anche dialoghi Bohm -Krishnamurti)
pensiero->linguaggio->contenuto.

Avendo individuato la struttura del linguaggio come uno dei modi che producono frammentazione Bohm ha voluto sperimentare dei cambiamenti nella struttura del linguaggio comune.

Ha notato che la funzione del linguaggio cambia quando lo modifichiamo.
Quindi invita a sperimentare nuove forme linguistiche.
Dice che una struttura che porta alla frammentazione è l'uso di soggetto-verbo-complemento oggetto, comune alle lingue moderne.
C'è separazione tra soggetto e oggetto su cui si riversa l'azione del verbo.
Questo modo introdurrebbe in ogni aspetto della vita una forma di pensiero che tende a dividere le cose in entità separate, concepite come di natura essenzialmente fissa e statica.
Così come in fisica si dice che una particella agisce su un'altra particella, ma le particelle sono solo astrazioni perchè in realtà sono movimenti che si fondono e si compenetrano.

Se trasferiamo la cosa a livello macroscopico invece di dire-l'osservatore guarda un oggetto- si potrebbe dire in modo più appropriato -l'osservazione accade, in un movimento indiviso che coinvolge quelle astrazioni che abitualmente chiamiamo -essere umano- e -oggetto osservato-

Il concetto primario dovrebbe essere il mutamento -le cose sono stati solo relativamente invarianti...i verbi esprimono movimento
Quindi la forma principale dovrebbe essere il verbo e sostantivi e attributi si dovrebbero formulare derivandoli con prefissi-suffissi... dal verbo principale.
Quindi si dovrebbe reinventare una struttura in cui il verbo abbia funzione primaria.
Questo linguaggio è il rheomdo -(rheo deriva dal greco che significa fluire)


Non ascoltare la prudenza del mondo, perché questa è l'ora dell'inatteso.
Sri Aurobindo

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ravi
Membro Attivo




200 Messaggi

Inserito il - 25 agosto 2008 : 18:04:24  Mostra Profilo Invia a ravi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



--- aggettivi e sostantivi costruiti dalla radice del verbo in modo che non indichino oggetti separati bensì stati continuativi della stessa attività del verbo.
Per esempio se si usa la parola ri-levazione questa significa uno stato continuativo di sollevamento di un dato contenuto all'attenzione. Non c'è la fissità.
Bohm aveva evidenziato che la parola rilevante è molto in uso.

Prendiamo la parola verità. E' fissa, statica, ma la verità è sempre in divenire , quindi partendo da un ipotetico verbo verare si formula la parola verazione

La verazione va vista come un movimento fluido e se vi poniamo bene l'attenzione è così che la percepiamo.
Si starà attenti a non identificare la verità semplicemente con ciò che funziona, perchè essa è un movimento intero che va molto al di là della sfera limitata delle nostre attività funzionali consciamente dirette.


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anisha
Membro




89 Messaggi

Inserito il - 09 settembre 2008 : 21:16:21  Mostra Profilo Invia a anisha un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Il linguaggio oltre alla struttura abituale puo' contemplare altre forme come si fa in poesia, che esplicano piu' direttamente la funzione.
Secondo Bohm e' perche' il linguaggio e il pensiero prestano piu' attenzione al contenuto che alla funzione che le divisioni implicite nella struttura sorgono in seno a una realta' indipendente dal pensiero cioe' vengono proiettate all'esterno come fossero frammentazioni reali, effettive fratture in ciò che è.
Per cambiare il linguaggio - ci dice - bisogna osservarlo nella sua funzione momento per momento così come in ogni altra forma di ricerca.





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zed
Membro Medio



Regione: Emilia Romagna


102 Messaggi

Inserito il - 25 settembre 2008 : 17:36:40  Mostra Profilo Invia a zed un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
interessante il concetto di dare al movimento un ruolo primario
nel pensiero e quindi di usare una forma verbale come soggetto

( vedi antico linguaggio ebraico)
Ma siccome questa dovrebbe essere spontanea e sorgere all'occorrenza senza una scelta voluta,
si presuppone che si sia gia' fatto un certo percorso interiore volto anche all'osservazione del linguaggio.
Bohm aveva formato dei gruppi di studio e pratica su questo, sicuramente erano persone che in qualche modo la fisica quantistica la vivevano diciamo quasi su pelle.
Chissa' mai se questi gruppi continuano ad essere anche dopo che lui ha lasciato il campo.

Ritengo anch'io molto importante l'osservazione del linguaggio e le sue risonanze. Vedere per esempio come certe espressioni che si sono instaurate nell'uso comune trovino corrispondenza con certi tipi di atteggiamenti...




Quando hai piu' di una scelta davanti a te e non riesci a deciderti
prendi sempre la strada che richiede piu' audacia
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miraluce
Membro Master



Regione: Emilia Romagna
Città: Bologna


699 Messaggi

Inserito il - 01 ottobre 2008 : 21:10:14  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Il rheomodo sara' forse soggetto di studio di qualche gruppo elitario.
Intanto stiamo in osservazione delle risonanze del linguaggio usuale.

Possiamo addentrarci un po' nei Koan.
La tecnica dello zen consisteva essenzialmente nel costringere la persona a uscire dai suoi binari intellettuali e dalla sua convenzionale moralità.
I maestri ponevano domande bizzarre alle quali era impossibile trovar risposta, si facevano beffe della logica e della metafisica.

Dopo lunga e sofferta attesa l'aspirante discepolo viene ricevuto dal maestro:
Io non ho la pace dell'anima.
Posso chiederti Signore, di pacificare la mia anima?

Mostrami la tua anima, qui, davanti a me replicò Boddidharma e io la pacificherò.
Ma io non posso mostrare la mia anima.
E allora io l'ho pacificata.


----Poco tempo dopo la morte di Bodidharma qualcuno riferì che egli era stato visto fra le montagne, tornava verso l'India camminando a piedi scalzi, con una scarpa in mano.
La tomba del maestro fu perciò aperta e vi trovarono soltanto la scarpa che vi aveva lasciato.

Per nove anni era rimasto e nessuno lo conosceva.
Con una scarpa in mano tornò a casa in silenzio, senza cerimonie.





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Sri Aurobindo

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ravi
Membro Attivo




200 Messaggi

Inserito il - 02 ottobre 2008 : 17:21:19  Mostra Profilo Invia a ravi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Quando chiesero al maestro TUNG-shan :" Che cos'è il Buddha?"
egli rispose: tre libbre di lino.

Forse il segreto dell'umorismo dello Zen e del Taoismo
sta nel fatto che non prendono molto sul serio il mondo dell'oggettività;
si fanno beffe del greve intelletto e di ogni forma di convenzinalismo e di pomposità.


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jaya
Membro Medio




167 Messaggi

Inserito il - 07 ottobre 2008 : 21:08:50  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Un detto Zen

La dov'e' il Buddha non indugiate
e dove non e' passate rapidamente.


Open your mind and you will heal your heart.
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miraluce
Membro Master



Regione: Emilia Romagna
Città: Bologna


699 Messaggi

Inserito il - 09 ottobre 2008 : 17:58:01  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
L'umorismo dello Zen

Puo' accadere che sia il monaco ad avviare la conversazione ponendo la domanda al maestro:
Che cosa mi dici quando venendo da te non ti porto nulla?
-Buttalo in terra
-Che cosa devo buttare se ho detto che non ho nulla?
-Allora portalo via.


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Sri Aurobindo

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amrita
Membro Attivo




220 Messaggi

Inserito il - 15 dicembre 2008 : 11:49:44  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Il maestro prende il thè con due discepoli.
A un certo punto getta il ventaglio a uno dei due chiedendogli:
"Cos'e' questo?"
Il discepolo lo prende e comincia a farsi vento.
" Non c'e' male" commenta il maestro poi lo getta all'altro ponendo la stessa domanda.
Questi lo apre, si gratta il collo, poi lo chiude, vi pone sopra la tazza di thè e lo offre al maestro che osserva: " Questo e' ancora meglio".
Quando diamo connotazioni, conserviamo un mondo con limiti e confini.



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jaya
Membro Medio




167 Messaggi

Inserito il - 20 dicembre 2008 : 21:25:22  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Il maestro I-tuan disse una volta ai suoi monaci riuniti:
Parlare e' bestemmiare, tacere e' dir menzogna.
Di la' dal silenzio e dalla parola c'e' un passaggio verso l'alto,
ma la mia bocca non e' abbastanza grande per insegnarvelo.




Open your mind and you will heal your heart.
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