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| Aprite se non siete impressionabili: Protocollo per la devitalizzazione o ridevitalizzazione biologica( protocollo riveduto sulla base dell'Accademia di Medicina Orale e Tossicologia degli Stati Uniti) 0) Consenso informato paziente 0) Lo sforzo che abbiamo fatto nel cercare una soluzione ai devitalizzati nasce proprio dalla presa di coscienza che l'odontone di un dente devitalizzato è suscettibile ad anomalie di tipo NEUROVEGETATIVO e batterico. 1) Terapia precoce (2 settimane prima) Osteite e gangrena (Phocus csm) e drenaggio emuntori-mesenchima -linfatico (Ridren csm o Drencomp csm, Llinfbaby comp csm) e copertura vitaminica (cangurini solgar) e sciacqui con olio essenziale di origano 2 volte al dì (1 goccia in 2 dita di acqua) 2) Primo appuntamento a) rimozione PROTETTA della corona/ponte, otturazione sotto corona, eventuali perni b) pulitura canale fino all'apice. In prossimità dello 0 elettronico del rilevatore di apice, 1 Rx digitale per verificare distanza e 1 Rx digitale per verificare di arrivare proprio all'apice o in prossimità (essendo l'apice radiologico più lungo di 0,5-1 mm rispetto all'apice reale si avrà cura di non sfondare). c) lavaggio canali con ipoclorito di sodio (3-4 a discrezione) ad alta concentrazione (lavaggi ripetuti e alternati durante tutta la devitalizzazione) d) lavaggio canali (2-3 a discrezione) con EDTA a concentrazione qualunque (Tubuliclin) e) lavaggio canali con ipoclorito di sodio (almeno 2) per lavare via EDTA f) ossido di calcio + etthyl glicol/water o comunque il composto del kit per ottenere una pasta consistente (vedi varie marche purchè PURO ma in questa prima fase si può usare anche IDROSSIDO DI CALCIO diluito a piacere con acqua distillata). SPINGERE L'OSSIDO FINO IN PROSSIMITA' DELL'APICE (in espansione andrà oltre. Decidere se si vuole utilizzare terapeuticamente la fuoriuscita oltre apice partecipando alla terapia osteitica grazie alla sua capacità di alkalinizzare la sede infiammata in acidosi. Sono state riportate leggeri fastidi momentanei solo da alcuni pazienti) 2) Secondo appuntamento (dopo 1 settimana o 2 AL MASSIMO) a) ripulitura canali fino all'apice. Fino a quando l'ossido NON si è indurito e/o è "sporco" praticare i lavaggi e riapplicarlo nuovamente in una seduta successiva. Se l'ossido di calcio si è indurito e ha formato il tappo nei confronti dell'orifizio apicale passare al punto della chiusura definitiva. 3) Chiusura definitiva f) gutta percha senza cadmio inserita direttamente nella mistura di ossido di calcio del canale (Rx digitale per verificare POSIZIONAMENTO CONO A 0,5-1 mm DALL'APICE). Aggiungere all' ossido di calcio eventualmente 1/3 di ossido di Zinco per migliorare la compatibilità con la gutta e ottenere radiopacità temporanea per Rx (successivamente l'ossido di Zinco va in soluzione con l'ossido di calcio). Alternativamente si può usare la gutta percha senza cadmio con un cemento a base di ossido di calcio e privo di formaldeide o eugenolo (Sealapex. Apexit, ...) g) chiusura con composito biocombatibile DA TESTARE PERVENTIVAMENTE PER COMPATIBILITA' CON IL PAZIENTE (Admira, Diamond, ..). Usare sempre ALL BOND 2 come bonding. h) corona in ceramica integrale o diamond o zirconio-ceramica (DA TESTARE) P.S. Proteggere il paziente alla testa e alla tiroide durante le Rx (usare la Rx digitale che è 10 volte meno ionizzante) Seguono approfondimenti: ------------ --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- -------- Foto: Fuoriuscita di OSSIDO DI CALCIO con conseguente rigenerazione ossea-apicale e completo riassorbimento ------------ --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- Ossido di Calcio Espansivo per Terapia Endocanalare www.endocalex. com L'endodonzia, con i trattamenti endodontici, mira essenzialmente alla completa eliminazione del contenuto necrotico canalare, alla perfetta sterilizzazione del canale stesso ed al suo successivo riempimento con materiali biocompatibili e sufficientemente stabili da garantire l'impossibilità di infezioni o reinfezioni dell'apice radicolare, del delta apicale e dei tubuli dentinali. Il successo (o l'insuccesso) della terapia dipende pertanto da molti fattori, tra i quali due di essenziale importanza: 1- la difficoltà oggettiva di ottenere un perfetto svuotamento, in massima parte dovute alla presenza di canali aberranti o comunque di apici a complessa anatomia (fig.1) ed all'impossibilità di svuotare meccanicamente i canali laterali ed i tubuli dentinali; 2- l'esatta definizione della lunghezza canalare fino al restringimento apicale ed il rischio di sospingimento oltre apice di sostanze - infette o di otturazione - con le note conseguenze: distruzione tissutale e/o infiammazione per reazione da corpo estraneo, tanto più grave quanto più "aggressivo" è il materiale da otturazione. Quando la necrosi e, conseguentemente, i batteri hanno interessato i canali laterali e le ramificazioni e non è stata possibile la loro rimozione meccanica, si manifesta l'insuccesso clinico. É stata valutata una percentuale di insuccessi compresa tra il 10 ed il 15% dovuti alla non completa rimozione del materiale necrotico e dei batteri dall'endodonto. Nell'ordine di queste due situazioni patologiche - ma non soltanto di queste - seppur schematicamente delineate, si ritiene che una risposta efficace è fornita da quella che comunemente è definita "tecnica ocalessica". Basi chimiche e biologiche Il problema fondamentale del trattamento endodontico è rappresentato dal fatto che, mentre è quasi sempre possibile ottenere il raggiungimento dell'apice radicolare e la conseguente sua perfetta detersione (mediante mezzi meccanici e chimici abbinati) non è altrettanto possibile ottenere un tale risultato nei riguardi dei canalicoli del delta apicale e dei tubuli dentinali. La tecnica ocalessica si propone ed attua l'eliminazione, tramite l'azione dell'ossidrile OH, del materiale organico necrotico fin nei più inaccessibili (meccanicamente) recessi del canale apicale e dei tubuli dentinali con successivo riempimento di materiale biocompatibile (CaCO3 e ZnO). Immagine non inserita Fig. 1 - Schematizzazione di casi di complessa anatomia apicale, che comportano evidenti limiti della strumentazione canalare. Il termine "ocalessico" è l'acronimo di: O (ossido) + Cal (calcio) + Ex (expansif) e risale ai primi anni '60 quando P. D. Bernard incominciò a diffondere i primi risultati dell'utilizzo del Calcio Ossido Espansivo in odontoiatria (denominazione commerciale: Biocalex). L'utilizzo in odontoiatria del CaO è quello noto e ampiamente sperimentato della calce "viva" che, con l'aggiunta di acqua sviluppa forte calore, si espande e si trasforma in idrossido di calcio (calce "spenta"). Il trattamento endocanalare secondo la tecnica ocalessica si basa quindi sul seguente principio chimico-fisico ( Schema 1): l'Ossido di Calcio (CaO) combinandosi con due volumi di acqua (2H2O) forma Idrossido di Calcio (CaOH)2 , il cui volume è ovviamente maggiore di quello dell'Ossido di Calcio in reazione: CaO + 2H2O -> Ca(OH)2 + H2O Schema 1 - Reazione chimico-fisica che definisce il principio della tecnica Ocalessica. Il trattamento ocalessico sfrutta tre funzioni del CaO "in dente": 1. Espansione La caratteristica propria di espandersi del CaO - che avviene senza sospingimento, bensì per "sostituzione" - che consente di penetrare l'endodonto più inaccessibile (fig. 2). L'espansione volumetrica del CaO coincide con il volume d'acqua presente nei recessi endodontici che entra in combinazione chimica producendo idrossido di calcio. Le anfrattuosità laterali, i canalicoli secondari e accessori dell'endodonto, se in preda a processi degenerativi, contengono sierosità organiche. Bernard ha potuto osservare, mediante i test effettuati con la fenolftaleina, che dopo la terapia ocalessica risultano puliti e occupati da Ca(OH)2 (fig. 2). Fig. 2 - Il CaO espanso reagisce con una soluzione alcoolica di fenolftaleina quale rivelatore rosso a dimostrazione della eccezionale penetrazione nei canali inaccessibili e nei tubuli dentinali. 2. Sterilizzazione L'azione chimica del CaO - che produce in situ idrossido di calcio - Ca(OH)2 - è basata sull'attività disinfettante dell'ossidrile OH, la cui funzione alcalina ha la capacità di attuare la distruzione totale dei residui organici necrotici all'interno dell'endodonto e la loro successiva trasformazione in prodotti solubili, non tossici e riassorbibili: H2O e CO2. Questa proprietà litica delle basi (tipica dell'ossidrilione OH) è da tempo utilizzata in tecniche igieniche quando è necessario ottenere la distruzione completa di sostanza organica. Sotto il profilo biologico è ben noto che l'idrossido di Ca, a contatto con la materia organica vivente, svolge una azione chimica del tutto opposta a quella distruttiva, un'azione quindi stimolante della vitalità del tessuto a contatto; questo fenomeno definito "paradosso" da Bernard trova in realtà alcune logiche spiegazioni: a) la macromolecola vivente ha pH neutro, mentre la micromolecola protidica ottenuta dalla lisi del tessuto necrotico è acida: l'alcalinità del Ca(OH)2 interviene quindi quasi esclusivamente nel secondo caso; b) il Ca(OH)2 , sia nel caso di tessuto vivente sia necrotico, si trova a contatto con la CO2 che, nel primo caso è prodotta dall'attività fisiologica cellulare, mentre nel secondo caso proviene dai processi di degradazione del materiale organico. Nel tessuto vivente quindi, particolarmente ricco di CO2, il Ca(OH)2 si combina con questo prodotto fisiologico dando origine a carbonato di Ca neutro e acqua: Ca(OH)2 + CO2 ---> CaCO3 + H2O (effetto tampone): ciò non danneggia affatto la cellula tissutale, ma determina sollecitazione dell'attività vitale per sottrazione di CO2. Sui tessuti viventi l'ossidrile (OH) si comporta come una sostanza essenzialmente biofila, conservatrice della vitalità pulpare e favorente i processi di guarigione. Sono noti i casi di tessuto pulpare contenuto nei canali laterali ancora vitale, anche in presenza di una lesione laterale radiograficamente apprezzabile: il che giustifica che una lesione laterale guarisca dopo che è stato trattato soltanto il canale principale. In questi casi il CaO ha una doppia funzione: nel momento in cui si trasforma Ca(OH)2 rispetta il tessuto vivente e attacca il tessuto necrotico. Nel tessuto necrotico l'ossidrile (OH) provoca la totale lisi dei tessuti e dei germi e la loro trasformazione in H2O, CO2 e prodotti non tossici riassorbibili per sola diffusione. La CO2 è destinata a diminuire progressivamente man mano che si combina con il Ca(OH)2 e determina un effetto tampone "regressivo" che scompare quando tutta la CO2 è stata assorbita. Il CaO è selettivo, nel senso che agisce in funzione del terreno su cui viene applicato. 3. Otturazione Per quanto il Ca(OH)2 dopo l'espansione sia sufficientemente stabile, la presenza di gas carbonico CO2 - derivante dai processi necrotici della putrefazione, disciolto nei liquidi ambientali, nell'aria atmosferica e prodotto anche dall'attività litica di Ca(OH2)- provoca la formazione di carbonato di calcio. Inizialmente il carbonato di calcio, in presenza di CO2, è solubile in acqua, ma in seguito diventa insolubile per progressiva diminuzione di CO2, condizione dovuta all'assorbimento da parte di Ca(OH)2 e per cessazione dei processi di lisi del materiale necrotico sempre da parte di Ca(OH)2. Torna indietro |