Competenze e Lavoro d'Equipe


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    chi ha il coraggio di parlare?

    Se qualcuno ha avuto una malaugurata frequentazione di ambulatori dentistici sentendo pareri spesso discordi avrà vagheggiato una situazione in cui ci potesse essere una integrazione delle competenze: ma questa rimane una condizione ideale difficilmente realizzabile.

    Ora vanno di moda gli studi associati: si pensa che essendo tutti nello stesso spazio, gli esperti abbiano di più la possibilità di consultarsi ma difficilmente è così. Anche qui alla catena di montaggio non si sfugge.

    Attenzione, potresti anche avere la sorpresa che le urgenze non sono contemplate e non capisci perché con tanti medici a disposizione. Questo accade anche nello studio del singolo.
    Alla catena di montaggio non si sfugge.
    Ognuno ha la sua competenza e spesso non ci capisce niente di quella dell’altro, incredibile ma vero. Quando riferite al parodontologo di lustro che la malocclusione vi crea problemi di deglutizione e anche di tensione orbitale, capisce il collegamento col primo disagio ma non col secondo, perchè gli occhi sono lontani dalla bocca, eppure l’articolazione si chiama temporo-mandibolare e le tempie sono situate nella zona occhi anche senza voler scendere in dettagli anatomici, fisiologici e funzionali.

    Nello studio associato chi sa inquadrare meglio il vostro problema è l’igienista che vi vede periodicamente, è disponibile all’ascolto e sa cogliere i nessi, ma è assolutamente impotente, non ha voce in capitolo, anzi viene invitata dagli esperti a non esprimere pareri.

    In una situazione ideale in cui gli esperti avessero uno scambio periodico sulle problematiche dei pazienti con le figure professionali dell’igienista potrebbero arricchire la loro conoscenza e portare beneficio ai pazienti stessi. Ma la tracotanza professionale obstat.

    In un’ottica di integrazione sarebbe auspicabile che ogni professionista avesse delle conoscenze sulle metodiche usate dagli altri specialisti anche se l’operatività sarà nel settore prescelto.

    Se lo gnatologo che vi consiglia ortodonzia non sa applicare la sua visione al trattamento e si affida totalmente all’esecutore, alla fine il paziente potrebbe trovarsi difronte a un serio problema considerando che l'ortodontista, di gnatologia e di A T M non sembra intendersene molto né sa fare sondaggi per verificare l'eventuale formarsi di tasche gengivali e la perdita ossea, diciamo pure che non è la sua sfera di competenza. Ma c'è pure lo gnatologo protesista che per verificare la condizione di un dente vi manda a fare il sondaggio della gengiva da un parodontologo esterno.

    Se chi vi mette una protesi, fosse anche un solo elemento, ne sa poco di gnatologia e voi avete dei problemi occlusali si può pensare di andare incontro a qualche rischio.

    Ci sono studi associati di gran nome dove non è presente la figura dello gnatologo e se vi capita di avere un problema in tal senso non sanno nemmeno dove indirizzarvi. Se l'inserimento di una capsula vi crea malocclusione sono guai.

    Come possiamo parlare di visione globale comprendendo anche settori al di fuori dell’odontoiatria? Eppure sappiamo ormai che i problemi dei denti vuoi amalgama, vuoi occlusione o altro, hanno ripercussioni sullo stato di salute, fisiologia, sistema nervoso, sistema posturale e psiche.

    Viviamo nel mondo delle separazioni, delle superspecializzazioni nell’attesa che, ormai giunti all’esasperazione, la mente unitaria prenda il sopravvento.





 













La materia
è energia: è fatta di atomi che ruotano vorticosamente.
E se si potesse concepire che anche il dente è energia?















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